Con il preciso scopo di accogliere e valorizzare gli straordinari ritrovamenti archeologici del sito di Campovalano, destinati a ridefinire il fondamentale contributo degli insediamenti italici nel corso della Preistoria, nel 1989 è stato aperto al pubblico il Museo Archeologico Nazionale di Campli. Splendida e prestigiosa è la sede, in pieno centro storico. L’ingresso è attraverso un porticato dove è possibile ancora ammirare le pregevoli finestre bifore e il portale gotico che un tempo introduceva alla Sala Capitolare del Monastero di San Francesco a Campli, di fondazione trecentesca.
Il museo è stato allestito al primo piano in un’ala dell'ex monastero.
Con l’ausilio di ricostruzioni grafiche e ambientali, il percorso espositivo illustra l’evoluzione culturale di una etnia Pretuzia di ambito Medio-Adriatico o Piceno, attraverso diverse sezioni dislocate in una dozzina di sale. Queste sono precedute da uno spazio appositamente dedicato alla paleoarcheologia, che esibisce i crani e le ossa che sono stati oggetto di indagine per determinare l’evoluzione della specie fin da epoche molto remote. Difatti i resti umani analizzati offrono preziose informazioni sul sesso, le malattie, i traumi, le malformazioni e l’età della morte, permettendo di imparare dagli scheletri anche l’antropologia dentaria.
Qui si narra una cultura sviluppatasi in seno a un popolo nomade e in continuo movimento. Campovalano è l’unico sito dell’Abruzzo ad aver restituito precise testimonianze dell’uso del carretto, quasi interamente in legno e simile nella forma alle successive bighe utilizzate dai Romani. La prima sezione “Campovalano prima degli italici” illustra la vita quotidiana nel corso dell’età del Bronzo. Sorprendente è la ricostruzione della tomba di una bambina (IX sec. a.C.), rinvenuta in località Coccioli. Le sale successive propongono reperti di eccezionale qualità, dimostrando come a partire dal VIII secolo a. C. gli abitanti di questa area abbiano vissuto una stagione molto felice e prospera. I segni della ricchezza sono particolarmente evidenti nei corredi dei figli dell’aristocrazia e nell’eccezionale sepolcro di un Re, qui ricostruito con tutti i suoi reperti. Si ammirano notevoli esemplari di vasellame ceramico, ad impasto simile al bucchero, dalle forme assai fantasiose, decorato con fregi incisi e talvolta impreziosito da elementi a tutto tondo. Si possono cogliere le differenze sociali e comprendere quali siano state le attività legate alla sussistenza.
Questi nostri antenati adoperavano utensili in bronzo e in ferro per gli usi agricoli e domestici, come bollitori e colini utilizzati durante la lavorazione del latte e la produzione di ricotte e formaggi. Assieme alle armi, di varie forme per la difesa e per l’attacco, attestano esperienze precoci e assai valide nella lavorazione dei metalli, raccontando l’evoluzione del modo di combattere nel corso di alcuni secoli. Anche l’universo femminile è illustrato nei molteplici aspetti. Una ricca adolescente venne sepolta con accanto tutte le sue gioie: collane pendagli e persino piccoli vetri antropomorfi. Non mancano poi aghi, rocchetti, fusi; significativo è soprattutto il cinturone in cuoio e bronzo con cui le veniva cinta la vita.
E se il corredo della donna era rappresentato da una fibula, in quello maschile costante presenza è il rasoio che veniva posizionato sul suo petto. Infine nello spazio dedicato alle “novità” è esposta la dotazione di una giovane aristocratica; tra i raffinati gioielli spiccano una collana di grani in lamina d’oro di cultura magno-greca e i bracciali d’argento di tradizione celtica.
Museo Archeologico Nazionale Piazza San Francesco, 1 - 64012 Campli
CHIUSO IL LUNEDI'
APERTO DA MARTEDI' A DOMENICA
dalle 08:30 alle 19:30
Ultimo ingresso alle ore 19:00
Contatti: e-mail drm-abr.museocampli@cultura.gov.it